Un tragico tuffo nel fiume cambia per sempre la vita di questo 14enne.

Castelletto è una piccola frazione di Cuggiono, un comune in provincia di Milano. Il paesino è attraversato dal Naviglio Grande, una canale navigabile che nasce nel Ticino. Un ponte di origine seicentesca solca l’acqua che scorre in basso…

È il 24 aprile 2015. La giornata è particolarmente calda e afosa e Michael, un adolescente di 14 anni, decide di rinfrescarsi facendo un tuffo nel Naviglio. Lo fa insieme agli amici, gettandosi da quel ponte, ma il tuffo è destinato a cambiargli per sempre la vita: qualcosa va storto.  Mentre gli altri tornano rapidamente a galla, Michael non riemerge.

I mulinelli che si formano lungo il bacino fluviale lo spingono verso il basso e il ragazzo rimane incastrato con un piede sotto un ramo. Ci rimane per 42 interminabili minuti, un tempo lunghissimo che non lascia praticamente speranze. Quando riescono a riportare il corpo in superficie, sembrerebbe ormai troppo tardi… Ma tra i soccorritori del 118, accorsi d’urgenza, c’è una donna particolarmente ostinata. Il suo nome è Rossella Giacomello, ed è un medico rianimatore.

Rossella non riesce a rassegnarsi al fatto che un ragazzo così giovane possa morire quasi per scherzo, in una bella giornata come quella, poi… La temperatura di Michael, tuttavia, è di 29 gradi. Sembra un cadavere sul quale accanirsi e invece… Il ragazzo viene portato d’urgenza all’ospedale San Raffaele. Qui passa 41 giorni, quasi un giorno per ogni maledetto minuto trascorso nell’acqua. Viene attaccato a una Ecmo, una macchina di supporto vitale si sostituisce al cuore e ai polmoni permettendo la circolazione extracorporea.

Poi, un giorno, Michael riprende conoscenza. Naturalmente c’è grande tensione: tutti temono per eventuali danni celebrali, molto possibili dopo un episodio del genere. Invece il ragazzo, miracolosamente, parla, si ricorda. Chiede della Juve, e di una bella ragazza che aveva intenzione di invitare ad uscire prima di quella maledetta giornata. È un sospiro di sollievo per tutti. Qualcosa però manca…

A causa di un problema circolatorio, a Michael è stata amputata una gamba. Non era possibile fare altrimenti. La ripresa è molto dura, ma l’amore per i cari e soprattutto per il fratellino più piccolo, affetto dalla sindrome di Down, portano il ragazzo ad un rapido recupero. 

Di recente Michael ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Occhi vispi e vivaci, è un adolescente ancora pieno di vita, che sa di aver avuto una seconda, importante chance… Ora è in attesa di ricevere la protesi artificiale che, per motivi burocratici, ancora non è pervenuta ma che gli consentirà presto di imparare nuovamente a camminare...

Michael ora fa progetti. Vorrebbe cambiare scuola e diventare cuoco. Nonostante la terribile avventura, non ha paura dell’acqua e non esclude di tornare a tuffarsi di nuovo, ma non nel Naviglio. Lì l’acqua del canale scorre, placida. Tacita testimone di quello che senza ombra di dubbio si può definire un vero miracolo: 42 minuti sott’acqua, vivo, senza danni celebrali. Oppure, come afferma la madre di Michael, si è trattato di una tacita collaborazione tra Dio e la scienza…

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