Questa piscina proibisce l’ingresso in acqua alle donne con il ciclo.

La blogger Sophie Tabatadze di Tbilisi, in Georgia, si è recata per la seconda volta al "Vake Swimming Pool and Fitness Club", dopo avere effettuato l'iscrizione annuale, e ha notato un cartello che l'ha mandata su tutte le furie.

Ecco cosa c'era scritto esattamente: "Gentili signore! Non andate in piscina durante il vostro periodo mestruale".

Facebook/Sophie Tabatadze

Non c'è bisogno di dire quanto la giovane donna si sia sentita offesa dal messaggio. Ha così deciso di scrivere un post su Facebook che è subito diventato virale:

“Riuscite a capire quanto possa essere offensivo? E, comunque, secondo le vostre regole, non possiamo utilizzare la piscina per 5-6 giorni al mese. Abbiamo qualche tipo di sconto rispetto agli uomini?".

Twitter/@zosia007

E altre domande potrebbero sorgere: anche i bambini, che vanno al bagno molto più spesso, sono banditi? E cosa dire di quegli anziani o quei giovani uomini che non sono in grado di trattenere i bisogni di qualsiasi tipo? Ovviamente si tratta di un argomento che potrebbe sollevare un dibattito molto lungo. 

Per farla breve, Sophie ha ritenuto la politica della piscina sessista e misogina, e non importa se l'operazione sia stata fatta in maniera più o meno consapevole.

Nel tweet di seguito si legge: "Ecco l'espressione di una femminista quando parla di stereotipi di genere in TV".

Ed ecco la risposta ricevuta dalla direzione della piscina: "La nostra regolamentazione non è sessista, ha un obiettivo preventivo".

Più di una volta, sono stati ritrovati in acqua assorbenti interni che hanno procurato costi aggiuntivi, dovuti al cambio dell'acqua contaminata.

Facebook/Vake Swimming Pool And Fitness Club

In realtà, da un punto di vista sanitario, i rischi sono davvero ridicoli. Il sangue nell'acqua delle piscine non causa la propagazione di malattie, come confermano diversi studi.

Sophie si sta battendo adesso perché il cartello venga rimosso: "Non voglio certo umiliarli perché mi piace. La misoginia è così comune in questa cultura che a volte le aziende e le persone commettono degli errori senza accorgersene. Il vero banco di prova è come rispondono quando vengono chiamati in causa".

Una presa di posizione condivisibile. 

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