La storia di un imprenditore italiano di grande talento e generosità.

Il Natale 2015 è stato particolarmente sorprendente per alcuni operai di Bodio Lomnago, piccolo paese della provincia di Varese. Sono tutti uomini che lavorano all’Enoplastic, un’azienda che produce tappi per bottiglie e che fu fondata nel 1957 da Piero Macchi.

Piero è un uomo carismatico con la passione per la plastica e l’ambizione di fare qualcosa “che non fosse già stato fatto da altri”. Sul finire degli anni '50, quasi per hobby, inizia a studiare un metodo per realizzare utensili atti a chiudere quelle che, allora, erano ancora damigiane. Fonda una piccola impresa a conduzione familiare e comincia ad occuparsi solo della costruzione di tappi ed etichette per le bottiglie di vino. Piero inventa il primo tappo in plastica, vuoto dentro e con un piccolo forellino in superficie. É una rivoluzione e verrà a sostituire radicalmente l’uso del sughero e della stoppa per chiudere ermeticamente le bottiglie.

 

Piero considera l’azienda come un luogo in cui cercare ancora la chiacchierata e il rapporto diretto con le persone, con i suoi operai. Padri e figli che lavorano insieme. “Non è una sola persona che fa tutto”, dice a chi glielo chiede, “ma è un intero gruppo” ad assicurare il successo.

E il successo, in effetti, arriva. La Enoplastic diventa nel corso del tempo un’azienda che produce oltre 2,5 miliardi di pezzi all’anno, esportando in 86 paesi del mondo. 

Pure, in quella cellula di Bodio Lomnago da cui tutto è partito, le cose continuano a procedere come sempre. Piero non rinuncia alla sua idea di un’impresa a conduzione familiare, si circonda della fiducia delle famiglie operaie e di quella della figlia, entrata dopo gli studi a far parte integrante del suo team. È un uomo apparentemente pacato ma chi lo conosce sa quanto forte sia il suo spirito competitivo. Passeggia tra i macchinari, più di 100, ed è in grado di riconoscere solo ad orecchio quale macchina non funziona bene, quale non sta facendo il lavoro giusto.

Ma l’età avanza. Nel 2015 Piero ha 87 anni, ha vissuto pienamente la sua vita, attraversato tanti eventi storici. Si è ammalato e sente che è vicino il momento della sua dipartita. Pensando a tutti gli uomini che hanno lavorato con dedizione nella sua azienda, si commuove. Dai più anziani, ai più giovani… una grande famiglia. "Casa Enoplastic", la chiamano gli operai.

Piero sente di dover loro qualcosa. Chiama il notaio e redige il suo testamento. Poi muore.

 

A Natale tutti gli operai della sua azienda si vedono recapitare una busta. Contiene dei soldi e un ringraziamento speciale, post mortem, per il lavoro svolto con passione al suo fianco. Più di 1 milione e mezzo di euro! Ripartito in quote differenti a seconda dell’anzianità e del grado di amicizia che aveva con i suoi operai. Un gesto stupefacente, capace di emozionare tante persone che, dopo aver ricevuto la busta, si sono recate dalla famiglia Macchi e hanno quindi voluto rendere nota anche ai giornali questa strabiliante notizia (taciuta per discrezione dalla famiglia stessa).

 

Un uomo di altri tempi, Piero Macchi. Una figura di imprenditore cui bisognerebbe continuare a guardare anche oggi, in questi tempi di crisi e di spersonalizzazione del lavoro.

Un gesto bellissimo quello di questo imprenditore che non lascia indifferenti...

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