Una lettera scritta dal padre decenni fa scatena tanta commozione.

Mario Pasin è un pensionato di 85 anni che vive in provincia di Treviso. Qualche giorno fa si è visto recapitare dal postino una lettera davvero inaspettata, inviata 72 anni prima! Ma andiamo con ordine…

Negli anni della seconda guerra mondiale la famiglia Pasin vive in una casa in via Batisti, nel piccolo comune di Villorba. Nel 1943, all’indomani dell’armistizio, il popolo e le truppe, lasciate a se stesse, si trovano a combattere un nemico fino a poco prima alleato: i tedeschi. Molti italiani sono fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento in Germania e in Polonia.

Tra questi c’è Ferruccio Pasin, il fratello di Mario, che è catturato a Lancenigo e da lì trasferito nel campo di concentramento di Luckenwalde, a 52 km da Berlino, nel Brandeburgo.

Lontano dalla famiglia, incapace di sapere se sarebbe mai tornato a casa o meno per riabbracciare i suoi figli (otto in tutto), a Ferruccio è tuttavia consentito inviare una lettera. O meglio, una cartolina. Un piccolo pezzo di carta, forse neanche scritto personalmente ma sotto dettatura e in cui il prigioniero, nell’orrore sistematico della guerra, è identificato con un numero seriale: 109980. Questo il suo codice di riferimento.

Ferruccio scrive al al padre. Gli dice che sta bene e che spera valga lo stesso per lui. Vuole sapere come procedono le cose; tacitamente,  se ci sono speranze che la guerra finisca e lui possa tornare a casa. “Un bacio a tutti tuo Ferruccio”, conclude. E la lettera parte. Destinazione: Via Batisti, Villorba. 

Solo che a via Batisti la lettera - inviata il 5 novembre del 1943 - è arrivata solo pochi giorni fa… nel febbraio del 2016! La casa dei Pasin non esiste neanche più e la consegna è potuta avvenire solo perché il postino, conoscendo la famiglia, sapeva dove poterla rintracciare...

A ricevere quelle righe, perdute per 72 anni per ragioni e vie che rimangono ancora misteriose, è il fratello di Ferruccio, Mario Pasin, che immediatamente avverte i parenti e i sei figli ancora in vita di Ferruccio. Ed è un turbine di emozioni. Per un momento la memoria di Feruccio, che pure da quel campo di concentramento era riuscito a tornare, si riaffaccia con tutta la sua forza. 

La figlia Anna, che allora aveva appena due anni, ricorda il momento in cui il padre tornò a casa. Era il settembre del 1945. Ferruccio era scappato all’orrore nazista aggrappandosi sotto un treno e in quel modo era giunto a Verona. Da lì… a piedi fino a Villorba. “Sembrava un barbone, coperto di stracci, mani e piedi congelati. Era alto un metro e ottanta, pesava trentasette chili”, racconta Anna.

Feruccio morì nel 1981, all’età di 66 anni. Non fece mai menzione di questa lettera. Oggi, forse proprio grazie a i disguidi delle Poste Italiane, che spesso sono causa di disordini e malcontenti, una famiglia del trevigiano ha potuto invece, e inaspettatamente, riaccendere i ricordi di una cara persona. Emozionarsi, come se nella lettera ci fosse ancora un po’ di quel fratello, di quel padre… E chissà davvero che fine avesse fatto questa missiva per 72 anni!

Noi troviamo comunque che questa storia incredibile sia davvero emozionante. Se ha colpito anche te, condividila con tutti quelli che conosci!

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