A capo del campo tortura i bambini, 20 anni dopo la verità.

I lati oscuri dell'essere umano a volte sono davvero impenetrabili. Ci sono persone, purtroppo, che godono nel vedere gli altri soffrire. E il russo Anatoli Sliwko era proprio questo tipo di mostro...

L'uomo era nato in Russia nel 1938 e, di facciata, era un marito amorevole e il padre premuroso di due figli. Ma, nel profondo dell'animo, l'uomo non era mai stato interessato alla famiglia. Nel 1961, Anatoli aveva assistito a un tragico incidente nel quale un ragazzino in uniforme da scuola era stato travolto da un motociclista ubriaco. L'immagine del corpo della vittima, coperto di sangue e benzina, non aveva mai abbandonato Anatoli, che in quel momento si era sentito stranamente eccitato, come mai prima di allora.

Da quel momento qualcosa era cambiato nella mente dell'uomo che, usando la sua posizione rispettabile nella società e il ruolo di prestigio all'interno del club per ragazzi "Tschergid" aveva cercato di riprodurre quel "piacere" provato nel vedere il ragazzino vittime di quell'incidente in strada.

Il club "Tschergid" rappresentava un sogno per tutti i bambini della città: i membri campeggiavano spesso fuori, si organizzavano escursioni e viaggi insieme. Mai nessun genitore aveva avuto una sensazione strana nei confronti di Anatoli. E per molti dei ragazzi si trattava di uno dei periodi più belli della vita. 

In segreto, tuttavia, l'uomo individuava ogni anno uno o due bambini, di cui si guadagnava la fiducia. Raccontava loro di un film di guerra che voleva girare nella foresta e li convinceva a prendervi parte. In alcune scene i "prigionieri" venivano persino legati e torturati per soddisfare i desideri perversi dell'uomo. Le vittime, tuttavia, si sentivano così vicine ad Anatoli che non facevano parola a nessuno di quanto succedeva nei boschi.

Oltre alle riprese, l'uomo conduceva anche degli esperimenti sui bambini, che, a sua detta, servivano a rilassarli: venivano appesi a una corda, fino a quando non perdevano i sensi. Anatoli si diceva di poterli rianimare subito dopo, ma non era successo per tutti i 43 bambini passati sotto le sue mani.

Ben sette non ce l'avevano fatta, ma era stato solo dopo che uno dei ragazzi ne aveva parlato con i genitori, che la polizia si era messa sulle tracce di Anatoli e aveva scoperto la verità, 20 anni dopo. Nella sede ufficiale del circolo giovanile, erano stati rinvenuti non solo i filmati, ma anche le scarpe e altri oggetti appartenuti a una della vittime.  

L'uomo era stato quindi condannato a morte per i sette omicidi, per abusi sessuali su altri sette ragazzi e la sottrazione delle salme. Anatoli è stato giustiziato nel settembre del 1989.

Quest'uomo era ossessionato dalla soddisfazione dei suoi desideri sessuali ed era riuscito a raggirare genitori e figli. Viene ancora oggi considerato uno degli assassini più feroci di tutta la Russia.

Fonte:

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